Proposte per il comparto Università – Incontro con il Ministro delI’Istruzione del 24.09.2019
Al Ministro
delI’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
On. Lorenzo Fioramonti
Roma
OGGETTO: Proposte per il comparto Università – Incontro con il Ministro delI’Istruzione del 24.09.2019
Sul fronte dell’alta formazione in Italia si è davanti ad una vera e propria debacle, nella classifica dei 34 Paesi più industrializzati del mondo, l’Italia è praticamente ultima per numero di giovani laureati e quartultima per risorse investite nell’università in rapporto al PIL.
Questi impietosi numeri relativi all’istruzione superiore sono quelli che preoccupano di più, perché rischiano di condannare il Paese a un lento ma inarrestabile declino socioeconomico.
Il nostro è un sistema fortemente sotto finanziato, si investe meno dell’1% del PIL, questo crea un gap quasi incolmabile in un momento in cui l’economia della conoscenza invece è sempre più basata sul capitale umano.
Il numero ridotto di iscritti all’università è legato a un welfare molto carente. La NO TAX inserita nel passato non basta e per questo crediamo che bisogna sostenere gli studenti, soprattutto al Sud per il diritto allo studio.
Il futuro del paese si gioca in investimenti nell’alta formazione e quindi nel capitale umano che questa formazione deve darla, invece succede che oltre ai bassi salari degli operatori contrattualizzati del settore, i più bassi nel pubblico impiego, si sconta anche un evidente sottodimensionamento degli organici del corpo docente, ma soprattutto del personale T.A. che in ambito universitario è fondamentale non solo nella didattica, ma anche nella ricerca e nell’altro inscindibile compito istituzionale, l’assistenza sanitaria nelle facoltà mediche.
In merito alla “Sanità Universitaria” è diventato ormai inderogabile un intervento normativo che gli ridia dignità ed uno specifico inquadramento, normativo visto l’importante compito istituzionale che è chiamata a svolgere nella formazione di tutte le figura sanitarie, ambito nel quale, negli anni successivi alla legge 517/99 l’ingerenza della politica è stata deleteria creando una vera e propria fuga verso altri lidi di questo personale ridotto ormai ad un ruolo ad esaurimento vista l’esiguità degli organici e l’immane mole del carico di lavoro.
Riguardo al personale universitario che opera presso strutture assistenziali, si rileva che a distanza di oltre 43 anni dall’istituzione della norma di legge, la 200 del 1974 e le sue successive modificazioni, il problema rimane praticamente irrisolto, in quanto continuano ad esserci dei sistemi di equiparazione disomogenei tra amministrazioni e persino tra le stesse sentenze passate in giudicato in tanti tribunali di ogni ordine e grado.
La nostra proposta và nella direzione di dare una soluzione definitiva al problema dando la possibilità alle Facoltà Mediche dotate di strutture assistenziali di costituirsi in Scuole Autonome di Medicina alla stregua di quanto già avvenuto per i Politecnici, con le stesse medesime modalità, dotandole di personale con un proprio ordinamento professionale che sia funzionale ai loro compiti istituzionali, evitando così impropri parallelismi con il personale del SSN.
Altro problema, comunque da noi già segnalato a suo tempo all’atto della firma dei vari CCNL dal 1998/2001 in poi, - quando si abbandonò la qualifica funzionale per passare a delle asettiche categorie – conferma che, a parte la saturazione di apicali in alcune categorie, l’ordinamento così com’è strutturato ha dimostrato di non essere funzionale alle esigenze degli Atenei.
Era prevedibile che compattando 11 livelli funzionali e oltre 30 profili professionali differenti in appena 4 categorie si sarebbe creato un ingorgo con conseguente mortificazione delle specifiche professionalità operanti nell’ambito del complesso mondo universitario.
Appiattire e omogeneizzare le professionalità è l’esatto opposto di quello che occorre oggi in una Università al passo con i tempi, super specializzazione non appiattimento e generalizzazione.
In funzione di ciò, chiediamo che il prossimo rinnovo del CCNL preveda una rivisitazione dell’ordinamento del personale che opera nel settore universitario non è assimilabile a quello della scuola, dell’AFAM e solo in minima parte a quello della ricerca, il CCNL vigente prevedeva l’istituzione di appositi tavoli tecnici per lo studio di questa problematica ma nella realtà non sono mai decollati.
Sicuramente è da rivedere l’attuale sistema di finanziamento degli Atenei (FFO), che tende a danneggiare ulteriormente le Università site in territori economicamente e geograficamente svantaggiate a tutto vantaggio di quelle realtà che rispetto ad esse operano nelle aree ricche del paese.
Ci appare inoltre ineludibile una rivisitazione della legge 165/2001 e successive modificazioni, poiché è evidente che per accrescere l'efficienza delle amministrazioni e realizzare la migliore utilizzazione delle risorse umane nelle pubbliche amministrazioni, è necessario un maggiore coinvolgimento delle OO.SS. nelle fasi decisionali dell’organizzazione del lavoro, riportando la stessa alle competenze proprie della contrattazione tra le parti.
Riguardo all’ipotesi di prevedere l’obbligatorietà per i lavoratori di iscrizione ai fondi di previdenza complementare, confermiamo la nostra netta contrarietà in quanto sono strutturati come un carrozzone politico su cui viaggiano comodi e sicuri solo i soggetti gestori, ivi comprese le OO. SS., ma non le certezze dei lavoratori sulla produttività di quanto versato, riteniamo perciò che debba rimanere una libera scelta.
Tra il mese di maggio e giugno di quest’anno, il Ministero del MIUR ha convocato le parti sindacali per iniziare a lavorare sul nuovo CCNL, non solo sulla parte normativa ma anche sulla parte che riguarda il salario accessorio. Come FGU abbiamo consegnato varie proposte sui temi sotto elencati:
- permessi, assenze, aspettative, malattia, infortuni, congedi, sciopero, maternità, orario di lavoro, regole concorsuali, organizzazione del lavoro, formazione, diritto alla disconnessione: amalgamando le discipline contrattuali e legislative esistenti;
- proposta per il superamento del precariato;
- procedimenti disciplinari e relative sanzioni: che vanno armonizzate e coordinate con le inderogabili previsioni di fonte legale;
- flessibilità oraria: attraverso istituti e soluzioni contrattuali tese ad assicurare modalità che consentano di conciliare le esigenze delle persone, le esigenze organizzative e i bisogni dell'utenza, con particolare attenzione al “Telelavoro”;
- formazione: intesa nel proseguo quale formazione permanente che si pone oggi come uno strumento finalizzato non solo all’accrescimento della conoscenza tecnica riguardante norme, leggi, regolamenti inerenti alla professione, ma anche tesa alla ricollocazione del personale nei nuovi modelli organizzativi attraverso i quali le amministrazioni riorganizzano i propri apparati tecnici ed amministrativi;
- welfare: abbiamo chiesto che nel prossimo CCNL venga eliminato parte del comma 2 dell’art. 67 e si dia pertanto, la possibilità di aumentare il fondo a sostegno del personale T.A., con almeno un importo pari al 3 % del “monte salari” (calcolato al 31 dicembre di ogni anno), di ogni singolo Ateneo;
- ferie solidali: rivedere l’art. 46 comma 7 del CCNL 2016/2019 che obbliga l’utilizzo di tutte le ferie o festività e tutti i permessi retribuiti per usufruire delle ferie solidali;
- assenze per l’espletamento di visite, terapie, prestazioni specialistiche od esami diagnostici art. 51: come FGU-Dipartimento Università, abbiamo ribadito con forza che queste ore assegnate contrastano con il diritto alla salute;
- categorie professionali: abbiamo chiesto e ottenuto di inserire nel prossimo atto d’indirizzo la problematica delle nuove figure professionali che si sono create nelle Università, come i Tecnologi, Avvocati, Ingegneri, Biologi, Chimici, Fisici, Psicologi, Manager della Didattica, Fundraiser e altre figure per le quali è prevista l’iscrizione agli Albi Professionali, e che svolgano effettive attività collegate alla loro competenza professionale, la cui iscrizione all’Albo risulti essere pertinente;
- policlinici e Aziende integrate Universitario-Ospedaliere;
- personale CEL: su questo punto il Ministero ha promesso un incontro dove fornirà dei dati per poter trovare una soluzione;
- blocco del salario accessorio: abbiamo inviato una nota esplicativa che sblocchi i tagli previsti dall’art. 23 del D.lgs. 75/2017, stiamo spettando la proposta del Ministero.
Infine, per ultimo ma non per ordine d’importanza, và colmato il grave divario economico che da decenni separa gli stipendi del personale universitario da quello del pubblico impiego in generale, dato più volte rimarcato dalla stessa ARAN più che dalle OO.SS., per cui gli aumenti, per ora solo ipotizzati, vista l’incertezza del finanziamento reale, devono essere attribuiti in misura maggiore al personale di quegli ex Comparti fino ad ora più penalizzati economicamente come, appunto, l’Università.
Roma 24.09.2019
Il Coordinatore Nazionale
FGU Dipartimento Università
Arturo Maullu